Sono due o forse è uno, in entrambi i casi è la verità. Pablo America e Pablo Suzuki sono due artisti in un’unica mente e noi abbiamo avuto la possibilità di incontrarli entrambi per una chiacchierata che li ha messi uno di fronte all’altro.
Mentre gli squilli del telefono si intervallano a brevi pause, la domanda che si fa largo tra tutte è: chi risponderà, Pablo Suzuki o Pablo America? La doppia anima di questi artisti spazia dagli atteggiamenti introversi di America, più cantautoriale e raccolto, ai modi più sfrontati e provocatori di Suzuki per incontrarsi in un’unica persona.
Immaginate un TOMM¥ €A$H che si sdoppia in Mac DeMarco. Trovare un equilibrio tra due metà speculari di noi stessi non è spesso semplice e, come moltitudini di Visconti Dimezzati, riusciamo ad accorgercene solo se le lasciamo scontrare tra loro, senza mettere alcun freno.
Allo stesso modo, Pablo America, oltre a far uscire il suo “Lonely Boy dei Black Keys”, ci sorprende con la messa allo scoperto del suo gemello musicale, Pablo Suzuki, che ha presentato il suo primo singolo, “Puta digital”, con il feat di Boyrebecca. In occasione di questa doppia uscita, abbiamo realizzato un’intervista allo specchio tra Pablo America e Pablo Suzuki.
Pablo America e Pablo Suzuki, due gemelli eterozigoti. Com’è convivere con un fratello musicale tanto diverso da sé?
P.S.: Convivere non è sempre facile, può capitare di avere qualche screzio, forse sono più io a non sopportare America che il contrario.
P.A.: La mia parte è molto più “insicura” sotto certi punti di vista, Suzuki è molto più sfrontato, istintivo, meno meditativo.
Il dualismo è parte di tutti noi, un lato più riflessivo ed uno più istintivo, potrà nascere un terzo Pablo dall’incontro di questi due?
P.A.: Certo, assolutamente sì. Sappiamo come potrebbe essere questo terzo Pablo, ma per ora non vogliamo dirlo.
Pablo Suzuki, nella tua comparsa tardiva rispetto a quella di Pablo America, hai avuto la sensazione di esser stato nascosto?
P.S.: Sì, mi sono sentito anche poco preso sul serio. Non ci sono stati dei fatti precisi, mi sono semplicemente sentito nascosto da America. In realtà anche Suzuki, per quanto istintivo, è allacciato a uno schema preciso. Probabilmente ha solo bisogno di un po’ più di tempo.
Come nasce il brano “Lonely Boy dei Black Keys” e come vivete la condivisione dell’amore e degli affetti?
P.A.: Avevo da poco ripreso i rapporti con due amici del liceo. In quel periodo dovevamo andare a vedere i Black Keys al Pala Alpitour di Torino. Comprammo i biglietti ma per diversi motivi non sono potuto andare. Instagram non era ancora molto usato, si usava principalmente Facebook, e ricordo di aver visto il post di questo mio amico che metteva in vendita il mio biglietto. Quello è stato il momento di una scissione definitiva. Nella condivisione di sentimenti e affetti con Suzuki abbiamo alti e bassi, lui pensa più a sé.
P.S.: America, ai miei occhi, cerca di più l’altro.
Ci sono situazioni in cui uno dei due sopraffa l’altro quando non dovrebbe?
P.A.: Sì, per quanto riguarda la timidezza prendo più spesso il sopravvento io, e questo ci fa chiudere.
P.S.: Io, in alcune situazioni, può capitare che prenda un po’ le distanze da America.
Pablo Suzuki, come ha preso forma “Puta digital”, il feat. con Boyrebecca?
P.S.: Ho chiesto a Rebecca se le andasse di fare una collaborazione, lei ha accettato e ci siamo trovati a Milano, in uno studio, e abbiamo fatto nascere “Puta digital”. Boyrebecca mi piace dal punto di vista artistico in generale, la comunicazione che ha e il suo modo di vedere le cose. Mi piace il suo essere anche avatar, insomma, tutto quello che circonda il suo progetto.
Qual è l’ultimo disco di cui vi siete innamorati?
P.S.: Dal punto di vista degli ascolti andiamo d’accordo. Direi “Infest the rats nest” dei King Gizzard & The Lizard Wizard e “Lesbianitj” dei Pop X.
P.A.: E anche “Oncle Jazz” dei Men I Trust e “Motomami” di Rosalia.
In questo modo, due attitudini tanto differenti si avvicinano grazie a brani comuni, per rimarcare quanto sia semplice incontrarsi con ciò che reputiamo diverso con uno strumento come quello dell’ascolto.
Con una piccola anticipazione su di una possibile collaborazione musicale tra Pablo America e Pablo Suzuki, scopriamo che quello che ci può sembrare la nostra controparte ci permette, in realtà, di rimanere interi.